domenica 11 ottobre 2020

Bee Gees: ”Stayin Alive”

 

Bee Gees: ”Stayin Alive”

Gliela puntò dritta alla fronte, lui rimase immobile. Il viso era coperto, si potevano vedere solo gli occhi, un azzurro glaciale. Anche se quel giorno il clima non era tra i migliori e l’inverno elargiva gelidi baci, il viso era accaldato e la fronte imperlata di sudore. L’uomo mirò, premette il grilletto ma non successe nulla, esitò un attimo poi abbassò il braccio e girandosi si allontanò. Lo lasciò lì ad attendere la sua sorte. Rimase immobile, non poteva sottrarsi al suo destino. Brividi gli scuotevano il corpo. Nella sua mente vagavano i pensieri più strani, ripercorreva con la memoria i giorni precedenti a quello che stava vivendo e una carrellata di volti scorreva di fronte ai suoi occhi, quelli della sua famiglia, dei parenti, amici, colleghi e conoscenti, insomma tutti quelli che conosceva e lo avrebbero ricordato. Rifletteva che nella vita si era sempre comportato correttamente, certo alcune mancanze tutti le hanno avute, così come debolezze e momenti di eccesso sia pur moderato. Sentiva le forze venir meno e l’idea della fuga incominciò a prendere il sopravvento. Poteva approfittare di quel momento di assenza dell’uomo per girarsi e fuggire ma sarebbe stato peggio, lo avrebbero rincorso e riacciuffato immediatamente. Non era mai stato un tipo agile e dedito allo sport e il suo fisico, sia pur sano e senza grossi problemi fisici vista l’età non più giovanissima, non gli avrebbe permesso di dileguarsi senza farsi riprendere. Decise di rimanere lì, immobile sul posto dove era stato bloccato. Pensò a suo padre, a sua madre, a quei momenti che passarono durante la guerra, quando un invasore cercava di imporsi con la forza delle armi e solo la fortuna poteva salvarli. Non c’erano stati  presupposti, non c’erano stati collegamenti con gli eventi. La mente viaggiava per conto suo, sembrava il cestello di una lavatrice che vertiginosamente gira con il suo carico di pensieri colorati di nero, di rosso misti a tinte tenui e pure, come celeste e rosa pallido. Un finale centrifugato da dove esce un risultato macchiato. Si ricordò che in una taschina del portafogli vi era qualcosa che poteva aiutarlo. Un documento rilasciatogli tempo addietro. Lo trovò. Malauguratamente non era più valido, scaduto da tempo, non rinnovabile se non su esplicita richiesta delle autorità preposte. Decise di ritornare sui suoi metaforici passi, visto che era immobile come una statua e rimanere in attesa del ritorno dell’uomo. Caldo e freddo, nel suo corpo e sulla pelle, stavano facendo a gara a chi doveva dominarlo. Brividi di freddo rompevano le gocce di sudore che scendevano lungo la schiena. Il viso paonazzo e gli occhi lucidi. Nella stanza, dove si trovava, si udiva il ritorno di una voce che usciva da una radio gracchiante. Un giornalista riassumeva le notizie che di ora in ora e giorno dopo giorno aggiornavano lo stato delle cose che si era imposto. Stava ascoltando distrattamente quando gli parve vedere da lontano una persona che poteva ricondurlo a qualcuno che conosceva. La persona, di cui si potevano scorgere solo gli occhi, era un vecchio conoscente cui tempo addietro aveva aiutato ad uscire da una situazione critica, non si sarebbe mai rifiutato di sdebitarsi. Lo cercò con lo sguardo, non si sentiva di chiamarlo per nome. Miracolosamente la persona si voltò nella sua direzione e gli occhi si incontrarono. Alzò la mano come per chiedere di avvicinarsi. Il conoscente, dopo un momento di esitazione e un accenno ad avvicinarsi si fermò, alzò le spalle, aprì le braccia e scrollò la testa come dire “amico mio non posso fare nulla”, quindi, traducendo i suoi reali sentimenti di dispiacere, si allontanò insieme ad un drappello di persone. Era finita. L’uomo che aveva mirato alla fronte tornò. Il passo sicuro, la mano ferma, il braccio teso. Intanto la radio aveva cambiato programmazione, delle canzoni degli anni 70’ e 80’ avevano preso il posto del notiziario. Ironia della sorte una di queste lo riportò ai tempi delle gioventù, dove non vi erano limitazioni, dove si poteva eccedere, sempre dentro ai limiti, con il massimo e rigoroso rispetto della legge e delle autorità. Il gruppo che suonava era quello dei Bee Gees. In quel preciso istante, quando i fratelli Barry, Robin e Maurice Gibb intonarono le parole che davano il titolo al loro successo “Stayin' Alive”, colonna sonora del mitico film con John Travolta, “The saturday nigth fever”, l’uomo premette il grilletto… 35,5°.


                                                                                                                                                                                 Sergio Saracchini

                                                                                                                                                                                    1dici8bre2mila20

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.