LA SCATOLA
La
scatola di latta vive nel buio e viene spolverata e aperta una sola volta
all’anno. Inizialmente aveva preso posto nella cantina della casa dei
miei genitori. Una volta scomparsi, tra i tanti ricordi, decisi di custodire
anche quell’oggetto. La scatola conteneva, e contiene ancora, qualcosa di
magico e di unico. Entrò per la prima volta, con l’approssimarsi di un Natale,
nella casa della città che mi vide nascere quasi sessanta anni orsono. La portò
mio padre. Era un regalo che ricevette dalla dirigenza dell’industria in cui
lavorava e nessun dipendente venne escluso dal ricevere quell’omaggio così
gradito a tutti. Un modo per dimostrare affetto, gratitudine e augurare un
sereno Natale alle famiglie di ogni singolo lavoratore. La scatola, di un certo
volume, in latta e di colore rosso vivo, con decorazioni tipiche natalizie,
venne rigorosamente messa sotto l’albero e nessuno poteva aprirla prima della
notte del 24 dicembre. Se qualcuno avesse violato la regola, Babbo Natale non
sarebbe giunto. Questo, naturalmente, era quanto i miei genitori raccontavano a
me e a mia sorella, uno stratagemma per rendere il Natale ancora più carico di
magia. I giorni precedenti la Vigilia mi vedevano carico di una trepidante
attesa. La curiosità di sapere cosa contenesse quello scrigno era immensa.
Arrivò la sera del 24 dicembre. Quando la scatola venne aperta, al suo interno
trovai un panettone, sacchetti di arachidi e noci, una confezione di fichi
secchi, torroni, biscotti, cioccolatini, bastoncini di zucchero caramellato e
piccole decorazioni di cioccolata da appendere ai rami dell’albero. Le luci
delle luminarie che adornavano l’albero, riflettendosi sulle carte luccicanti e
sulle pareti dorante della scatola, mi avvolsero in un’atmosfera quasi
surreale. I miei occhi, gonfi di straordinario stupore e incredulità,
scrutavano quel contenuto prezioso, mentre le mie manine incominciarono a
toccare quelle fantastiche leccornie. Una piccola scatola, rivestita da una
carta rossa, attrasse la mia attenzione. La presi scuotendola e con impazienza
incominciai a scartarla. Nelle mie mani una macchinina azzurra. All’epoca
mio padre non aveva la patente e un’auto non ce la potevamo permettere. Quella
condizione mi fece sognare che quel piccolo giocattolo potesse un giorno diventare
la vera automobile della nostra famiglia. Dentro di me, e con i sogni di bimbo,
speravo tanto che Babbo Natale potesse portarne una vera facendola trovare, la
notte del 24 dicembre, nel nostro garage, garage che per anni era il luogo dove
veniva parcheggiato l’unico mezzo di locomozione della famiglia, la famosa
Lambretta. Quella macchinina, negli anni dell’infanzia, mi fece viaggiare con
la fantasia in tutto il mondo. Il pavimento di casa era una lunga autostrada
che mi permetteva di spostarmi da una nazione all’altra. Potevo essere in
Italia, la mia cameretta, andare in Francia, la camera dei miei, quindi in
Spagna, quella di mia sorella, percorrere un immaginario e lunghissimo ponte,
il bordo della vasca da bagno e arrivare in America e da qui in America Latina.
Ripercorrendo il bordo della vasca uscire dal bagno e giungere in Africa, la
cucina, quindi risalire tutto il continente africano per arrivare in Arabia, lo
sgabuzzino, e infine in Cina e Russia, il salotto. Una volta svuotata la
scatola, con il trascorrere degli anni, la stessa venne sempre utilizzata per
riporre gli addobbi di Natale. Divenne un simbolo, facile da individuare tra le
mille cose riposte in cantina. Il suo contenuto, negli anni, è necessariamente
cambiato. Gli addobbi dell’epoca sono stati sostituiti, man mano, da altri più
moderni e tecnologici. Ora io ci ripongo luci a led, decorazioni in vetro
soffiato, personaggi e oggetti a tema prodotti in gesso e decorati a mano. Fino
a qualche anno fa, con l’approssimarsi dell’8 dicembre, giorno in cui per
tradizione si prepara l’albero, scendevo in cantina, spolveravo la scatola e la
portavo a casa per dare inizio all’addobbo natalizio. Oggi ci pensa mio figlio,
scende in cantina mentre io attendo, attendo che la porta d’ingresso si apra e
che, magicamente, la scatola faccia il suo ingresso. Apro quella scatola di
latta, di colore rosso, con immagini natalizie. Una magica luce esce e mi
riempie gli occhi di emozione. Le mie mani estraggono gli ornamenti e le
statuine del presepe, mentre fuori si sentono suonare le campane, canzoni
natalizie riecheggiano nell’aria e chissà quanti bimbi stanno scrivendo le loro
letterine a Babbo Natale, magari con il desiderio di ricevere una macchinina.
Richiudo la scatola rimasta vuota ma, prestando attenzione, nel suo interno si
ode ancora la voce di un bimbo con il suo brum… brum…di colore azzurro. Inizia
il mio viaggio nei paesi del mondo, sulle strade dei ricordi, in cerca di
serenità, pace e di un vero Natale.
Sergio Saracchini/Natale 2021