Bobby Solo
Solo, si sentiva solo,
estremamente solo. I genitori non li aveva più, era figlio unico e il suo
migliore amico era lo specchio. Si chiamava Roberto ma lo chiamavano,
ironicamente, Bobby, “Bobby Solo”. Naturalmente nulla a che
vedere con il famoso cantante, un nome preso in prestito, un appellativo per
identificarlo in quel suo mondo di solitudine. Bobby non aveva nessun tipo di
malattia, non abusava d’alcool o stupefacenti, nessuna sregolatezza, eccesso o
trasgressione. In lui soltanto un’estrema solitudine e una continua ricerca di
qualcosa, ma di cosa? Era una domenica grigia e minacciosa di pioggia, Bobby
stava vagando per la città, in giro quasi nessuno, tutti ritirati nelle loro
case, nel calore delle famiglie, circondati da voci, affetti, attenzioni,
condivisioni, tutti nelle loro vite a colori. Mentre camminava incominciò a
piovere. La consistenza della pioggia aumentò a tal punto che dovette riparare
nel primo luogo al coperto, una chiesa. All’interno nessuno. Bobby andò a
sedersi su una delle panche in prima fila, proprio di fronte al grande
crocefisso ligneo. La stanchezza, per la corsa sotto la pioggia, e quella
spossatezza che da qualche tempo si era impadronita del suo corpo, lo portarono
a chinare il capo sul petto e congiungere le mani quasi volesse assopirsi in
preghiera. Non passò molto che una voce ruppe quel silenzio religioso: “Roberto,
cosa ti tormenta?”. Bobby, intimorito e confuso, alzò il capo lentamente,
ma non fece in tempo a realizzare che quella voce si ripresentò: “Roberto,
non aver paura”. Impallidendo rimase quasi in apnea con gli occhi
sgranati sul viso di quel Cristo. Non vide le labbra muoversi, lo sguardo era
fisso e rivolto verso l’alto, ma quella voce si fece risentire: “Apriti
a me, lascia che io possa aiutarti, cosa ti affligge?”. Bobby, senza
esitazione e senza farsi troppe domande, balbettando rispose: “Solo! Mi
sento solo! Estremamente solo!”. La voce replicò: “Solo? Su
questa croce sono salito solo e solo sono morto, ma non sono triste”. Bobby
rispose: “Ma come fai a non essere triste?”. La voce diede la
risposta: “Perché insieme a me c’è la fede, c’è Dio Padre che mi
accompagna e mi ama”. Quasi vergognandosi Bobby rispose: “Io
non posso pensare che lui possa amare una persona come me, che non crede in
nulla pur avendo tutto o quasi tutto dalla vita”. La voce non lasciò
passare troppo tempo: “Lo hai detto, quasi tutto, ma una cosa ti manca.
Non ti preoccupare di non avere virtù, amami per come sei, in ogni istante amami,
nell’abbondanza, nell’aridità, nella fede, nell’infedeltà amami, semplicemente
amami come faccio io con te. Lasciati illuminare dal sole”. Da
lì a poco la luce del sole penetrò dalle finestre illuminando la chiesa e la
pioggia d’incanto svanì. Bobby, in quel momento magico, non esitò ad alzarsi e
uscire. La voce divenne ancora più calda: “La luce del sole è
entrata attraverso le finestre della chiesa illuminando la casa di nostro
Signore. Non tenere chiusa la tua finestra, non tenere chiuso il tuo cuore, lasciati illuminare. Solo non fu più, ora era Roberto.
Sergio Saracchini
Solo il Sole (foto di Sergio Saracchini) |