domenica 29 novembre 2020

Se c’è qualcuno che …

 

Se c’è qualcuno che …

 

Indietreggiano i pensieri

nella mente debole del tempo

e pigri attendono la luce

di qualcuno che li svegli.

Se quel qualcuno esiste

si faccia avanti senza paura

stando attento a non scuotermi

io sono un cielo di cristallo

che potrebbe andare in frantumi

con le saette delle urla

io sono neve che si scioglie

dentro un rovente alito di rabbia

o un soffione nel turbinio

di un soffio di cattiveria.

Solo energia dammi tu se esisti

e io non temerò nulla

che sia rovina tempestosa per me.

Aiutami a trovare

un passaggio segreto

per farmi uscire allo scoperto

e rialzare quella torre demolita

dalla mia solitudine.

Regalami un attimo leggero

dove fluttuare volteggiando

nella libertà con due ali

per sorvolare le frontiere

degli sguardi ostili

e schivare quel sasso

lanciato da una fionda

in cerca di una preda.

Se c’è qualcuno ad ascoltare

la mia stanchezza che nasce

dal desiderio di non ascoltare

il non linguaggio che cerca

di tendermi un agguato

allora mi illumini la strada

senza nulla pretendere

perché nulla ho da dare

solo pensieri segreti

pronti ad essere condivisi

come la conchiglia e il mare

la roccia e la stella alpina

come un gabbiano e un cielo.

Se c’è qualcuno

che sappia prendermi al volo

durante una caduta libera

allora tenda la mano

senza paura di ferire.

Insieme sentiremo il freddo

e poi il calore morbido e profumato

di una tenera mollica di pane

lavorato nella notte

sfornato al mattino

e pronto per essere distribuito

a chi ha fame buona di me.

 

         ***

 

Sergio Saracchini

Venti9 9mbre 2milae20

IlCaLaMaIoDeLcUoRe

 

 

domenica 15 novembre 2020

SURIV E MASCHERINA


 

SURIV E MASCHERINA

Desideravano immensamente avere un bimbo o una bimba. Da un amore a prima vista a un lungo periodo di fidanzamento il passo fu breve. Era l’anno 2069, quello della prima elementare. Ricorrevano cinquant’anni da quando il SURIV si era insinuato tra gli esseri umani con una conseguente pandemia permanente. In cinquant’anni il progresso, in campo medico e scientifico, aveva fatto passi da gigante, senza però porre rimedio alla diffusione di questa malattia epidemica su scala globale.  Si erano trovate cure a malattie che, anni addietro, era impensabile venissero sconfitte e debellate definitivamente. A questo si aggiunse il prevenire all’origine di fenomeni che portavano alle diverse alterazioni genetiche, riuscendo a rallentare eventuali processi di sviluppo e a riparare anomalie che inducevano una cellula ad andare incontro a un processo di morte programmata. Una vittoria assoluta per l’ESSERE UMANO. Cure e guarigioni da sindromi, malattie rare, degenerative, genetiche ma… non dal SURIV. Negli anni si era evoluto mutando. I vaccini impiegati non avevano risultati di guarigione e solo una buona protezione delle vie respiratorie poteva preservare l’uomo dall’esserne contagiato. Cinquant’anni orsono i dibattiti e i pareri sull’uso della mascherina erano all’ordine del giorno. Sostenitori e scettici si scontravano sull’utilizzo o meno di un dispositivo di protezione. Per i favorevoli utilizzare la mascherina aiutava ad allontanare di molto la minaccia d’essere contagiati, per i contrari usarla, sia pur correttamente, rimaneva inefficace.  Mentre nei laboratori di tutto il mondo si studiava un vaccino che potesse sconfiggere definitivamente questa pandemia, la gente, piangendo la scomparsa dei propri cari, continuava a vivere adeguandosi a questo flagello. Nonostante tutto la vita andava avanti, così come il lavoro, la scuola, il tempo libero, lo sport, gli eventi di natura diversa. Tutto era rientrato in una quotidiana normalità. Non vi era in atto nessun tipo di limitazione, tutto era consentito a qualsiasi ora del giorno o della notte. Non esistevano zone a rischio, gli spostamenti erano permessi sia dentro i propri confini nazionali ma anche oltre. Non si parlava più di vaccini veramente efficaci a contrastare il SURIV. L’uso della mascherina, un tempo obbligatorio in alcuni casi e facoltativo in altri, era divenuto essenziale per la sopravvivenza. Dove ancora non si era riusciti a trovare l’antidoto al SURIV erano invece stati generati e  messi in circolazione ausili di protezione che ne permettevano, senza alcun sacrificio e disagio, l’uso quotidiano. I materiali erano cambiati, molto più leggeri e adattabili al viso, il fattore di protezione era garantito a vita e non occorrevano operazioni di lavaggio e sterilizzazione. Mezzo secolo fa, a meno che non si fosse nella propria abitazione, si poteva ancora non indossare la mascherina, ma le situazioni in cui era permesso farlo erano molto rigide e il SURIV era si virulento ma non ai livelli del momento. L’essere umano, cinquanta anni dopo la comparsa del SURIV, non avendo ancora scoperto nessun vaccino, era costretto ad indossare la mascherina a casa, sia in situazioni di singola persona che di nucleo familiare. Il SURIV, col suo alto potere di trasmissibilità, dilagava non solo attraverso droplets prodotti da un colpo di tosse o da uno starnuto di una persona infetta ma anche se depositati su oggetti di qualsiasi materiale, resistendo nel tempo e in qualsiasi condizione ambientale. La nuova mascherina era composta da un materiale altamente filtrante che neutralizzava completamente, rendendo innocua e seccando per poi disintegrarla, ogni particella di SURIV che vi si depositava. Si era arrivati a non togliersela neppure durante la notte grazie  a leggerezza  e adattabilità che possedeva. Il materiale era nel contempo ignifugo e idrorepellente. Ci si domanderà, ma come ci si comportava per mangiare, bere, lavarsi i denti o semplicemente per gli uomini radersi, regolare la barba e per le donne mettere il rossetto o un fondotinta? Era passato il tempo da quando il SURIV, nella sua “limitata” virulenza, dava comunque la possibilità di alzare la mascherina per portare  bicchiere e forchetta alla bocca per poi riabbassarla, così pure per lavarsi il viso e spazzolare i denti. Il SURIV avanzava senza dare cenni di cedimento ma il progresso lo teneva a bada. Una pellicola sottilissima e impercettibile alla vista, tanto da sembrare pelle, copriva perfettamente naso e bocca e permetteva una regolare respirazione aderendo perfettamente al viso grazie a delle piccole ventose che andavano a sostituire i classici elastici attorno alle orecchie. Il suo strato di 4-5 nm era un film idrolipidico cutaneo con proteine ad esso associato e delimitava e circoscriveva ogni cellula epidermica. La pellicola racchiudeva anche uno spazio interno che mediava le relazioni con l’ambiente esterno dove i ricercatori avevano inciso minuscoli pori che permettevano, addirittura senza togliersela, di bere, portare la forchetta alla bocca, usare lo spazzolino, il rasoio per gli uomini o il rossetto per le donne.  Tutti questi oggetti portavano a termine la propria funzione attraversando quel sottile schermo ma senza lacerarlo o danneggiarlo, inoltre deteneva un alto potere di filtraggio dell’aria con un annientamento di impurità presenti sugli oggetti che si portavano alla bocca. Finalmente anche un semplice bacio sulle labbra era permesso e solo un SURIV era trasmissibile… quello dell’amore. L’amicizia tra i due bimbi, nata nel 2069 dietro ai banchi di scuola, li portò nel 2099 alla loro unione in matrimonio ma il SURIV era sempre presente. Ottanta anni erano trascorsi da quando il SURIV fece la sua comparsa sulla terra e in ottanta anni non si era ancora scoperto un vaccino capace di arrestarlo, esisteva solo una parola che significava salvezza e vita, quella parola era mascherina. Gli anni passavano il SURIV no. Questo non impedì all’ESSERE UMANO di procreare e moltiplicarsi. Si studiarono nuove tecnologie per proteggere il bimbo ancora prima che la madre lo mettesse al mondo, da sale parto munite di un sistema di ventilazione, climatizzazione e ricambio d’aria a strumenti robotici che posizionavano in maniera permanente la mascherina sul viso del nascituro. Per ultimo la chimica farmaceutica. Una semplice pillola che, somministrata alla madre, generava la formazione e la collocazione della pellicola protettiva su bocca e naso. Nel 2119 ricorrevano i cento anni da quado il SURIV si era propagato e radicato sulla terra. Il SURIV era vivo ma ancora più vivo era l’ESSERE UMANO. Ci vollero cento anni perché l’uomo non facesse più ricorso ad operazioni di protezione necessarie alla difesa . Come la “preistorica” mascherina in tessuto filtrante anche la  formula chimica, che generava e programmava il posizionamento di una sottilissima ed impercettibile pellicola su naso e bocca, scomparve definitivamente. Il racconto della nonna terminò. La nipotina prima di addormentarsi domandò: “Nonna, ma la mascherina è scomparsa del tutto o si usa ancora? La nonna accarezzò il viso della piccola sfiorando delicatamente la fronte, il nasino, le guance e le labbra. Prima di chiudere la porta della cameretta le sussurrò” …. tra cinquanta anni o forse più i bambini di oggi riusciranno a rispondere ai bambini di un domani …

                                                                                  Sergio Saracchini - quindici9mbre2milae20