Continuità
negli anni quotidiana
il viso inaridisce
e imbianca dalla cima
il fior di giovinezza
perduta nelle ore
di notti alla deriva.
Sfibrato lo è schiavo
al sol pensier del dopo
che l’unica certezza
al sacro ed al profano
adempiere è costretto.
La fede e giuramento
non meritan l’impegno
ed il penar castiga
l’attaccamento al luogo
che vede il dilagare
raminghi nel silenzio
la beffa e poi l’inganno.
Se giunger tu potessi
abbattere quel cerbero
di un dittator codardo
che s’erge dentro al vanto
sul suo dorato trono
nel lezzo di quel regno.
È troppo fiacco l’odio
e forte l’indolenza
che in questa lotta impari
è persa già in partenza
la buona volontà
senza la soluzione
rimane consapevole
alla continuità
della rassegnazione.
Sergio Saracchini