martedì 21 dicembre 2021

LA SCATOLA


LA SCATOLA

La scatola di latta vive nel buio e viene spolverata e aperta una sola volta all’anno.  Inizialmente aveva preso posto nella cantina della casa dei miei genitori. Una volta scomparsi, tra i tanti ricordi, decisi di custodire anche quell’oggetto. La scatola conteneva, e contiene ancora, qualcosa di magico e di unico. Entrò per la prima volta, con l’approssimarsi di un Natale, nella casa della città che mi vide nascere quasi sessanta anni orsono. La portò mio padre. Era un regalo che ricevette dalla dirigenza dell’industria in cui lavorava e nessun dipendente venne escluso dal ricevere quell’omaggio così gradito a tutti. Un modo per dimostrare affetto, gratitudine e augurare un sereno Natale alle famiglie di ogni singolo lavoratore. La scatola, di un certo volume, in latta e di colore rosso vivo, con decorazioni tipiche natalizie, venne rigorosamente messa sotto l’albero e nessuno poteva aprirla prima della notte del 24 dicembre. Se qualcuno avesse violato la regola, Babbo Natale non sarebbe giunto. Questo, naturalmente, era quanto i miei genitori raccontavano a me e a mia sorella, uno stratagemma per rendere il Natale ancora più carico di magia. I giorni precedenti la Vigilia mi vedevano carico di una trepidante attesa. La curiosità di sapere cosa contenesse quello scrigno era immensa. Arrivò la sera del 24 dicembre. Quando la scatola venne aperta, al suo interno trovai un panettone, sacchetti di arachidi e noci, una confezione di fichi secchi, torroni, biscotti, cioccolatini, bastoncini di zucchero caramellato e piccole decorazioni di cioccolata da appendere ai rami dell’albero. Le luci delle luminarie che adornavano l’albero, riflettendosi sulle carte luccicanti e sulle pareti dorante della scatola, mi avvolsero in un’atmosfera quasi surreale. I miei occhi, gonfi di straordinario stupore e incredulità, scrutavano quel contenuto prezioso, mentre le mie manine incominciarono a toccare quelle fantastiche leccornie. Una piccola scatola, rivestita da una carta rossa, attrasse la mia attenzione. La presi scuotendola e con impazienza incominciai a scartarla. Nelle mie mani una macchinina azzurra.  All’epoca mio padre non aveva la patente e un’auto non ce la potevamo permettere. Quella condizione mi fece sognare che quel piccolo giocattolo potesse un giorno diventare la vera automobile della nostra famiglia. Dentro di me, e con i sogni di bimbo, speravo tanto che Babbo Natale potesse portarne una vera facendola trovare, la notte del 24 dicembre, nel nostro garage, garage che per anni era il luogo dove veniva parcheggiato l’unico mezzo di locomozione della famiglia, la famosa Lambretta. Quella macchinina, negli anni dell’infanzia, mi fece viaggiare con la fantasia in tutto il mondo. Il pavimento di casa era una lunga autostrada che mi permetteva di spostarmi da una nazione all’altra. Potevo essere in Italia, la mia cameretta, andare in Francia, la camera dei miei, quindi in Spagna, quella di mia sorella, percorrere un immaginario e lunghissimo ponte, il bordo della vasca da bagno e arrivare in America e da qui in America Latina. Ripercorrendo il bordo della vasca uscire dal bagno e giungere in Africa, la cucina, quindi risalire tutto il continente africano per arrivare in Arabia, lo sgabuzzino, e infine in Cina e Russia, il salotto. Una volta svuotata la scatola, con il trascorrere degli anni, la stessa venne sempre utilizzata per riporre gli addobbi di Natale. Divenne un simbolo, facile da individuare tra le mille cose riposte in cantina. Il suo contenuto, negli anni, è necessariamente cambiato. Gli addobbi dell’epoca sono stati sostituiti, man mano, da altri più moderni e tecnologici. Ora io ci ripongo luci a led, decorazioni in vetro soffiato, personaggi e oggetti a tema prodotti in gesso e decorati a mano. Fino a qualche anno fa, con l’approssimarsi dell’8 dicembre, giorno in cui per tradizione si prepara l’albero, scendevo in cantina, spolveravo la scatola e la portavo a casa per dare inizio all’addobbo natalizio. Oggi ci pensa mio figlio, scende in cantina mentre io attendo, attendo che la porta d’ingresso si apra e che, magicamente, la scatola faccia il suo ingresso. Apro quella scatola di latta, di colore rosso, con immagini natalizie. Una magica luce esce e mi riempie gli occhi di emozione. Le mie mani estraggono gli ornamenti e le statuine del presepe, mentre fuori si sentono suonare le campane, canzoni natalizie riecheggiano nell’aria e chissà quanti bimbi stanno scrivendo le loro letterine a Babbo Natale, magari con il desiderio di ricevere una macchinina. Richiudo la scatola rimasta vuota ma, prestando attenzione, nel suo interno si ode ancora la voce di un bimbo con il suo brum… brum…di colore azzurro. Inizia il mio viaggio nei paesi del mondo, sulle strade dei ricordi, in cerca di serenità, pace e di un vero Natale.


                                                             Sergio Saracchini/Natale 2021


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