D’ali e di braccia
Plumbea città dagli occhi opachi
che la vista sdoppia e appanna
dondolano parole stanche e pigre
dei dialoghi monotoni nelle orecchie
sorde
e la tortora torna con il rametto
secco
sul balcone intriso d’umido
getta le fondamenta del prossimo
nascere
sul ferro ancora freddo della tenda
sarà la mia casa il posto dove nascere
tra i petali come ciglia degli sguardi
che attendono il tepore di una vita
simile a quel nido dove dentro vivo
ala e braccio nel vivere si parlano
nella provvisoria stagione spoglia
si nutrono dal becco e dalle labbra
nello stesso luogo e tempo.
Sergio Saracchini
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