lunedì 7 luglio 2025

UNA GIORNATA COLOR ROSSO SANGUE

UNA GIORNATA COLOR ROSSO SANGUE

Appena entrato percepii una voce di donna. Dietro il vetro separatore dello sportello, con tono perentorio e saccente, un’impiegata stava insegnando, ad una giovane neoassunta, le procedure e i passaggi necessari nella fase di accettazione e pagamento degli esami del sangue. Non identificai immediatamente il volto della giovane. Mi accomodai su un sedile della sala d’attesa, il posto occupato  non mi permetteva di vedere la presenza degli operatori all’interno del piccolo box adibito a sportello. Sentivo, come strette di un laccio emostatico attorno al braccio e l’infilarsi, freddo e doloroso, di un ago nella vena, i modi pungenti dell’insegnamento. Venne il mio turno. Il tabellone elettronico lampeggiò la lettera A seguita dal numero 08. Presentai prescrizione e impegnativa accompagnate dalla tessera sanitaria. La giovane, sotto lo sguardo inespressivo della collega “datata”, compiva in maniera ripetitiva le azioni che le erano state insegnate, stando bene attenta come e dove mettere gli strumenti di lavoro, penna, cucitrice, timbro, etichette. Notavo un leggero, ma visibile, tremore delle mani che la giovane cercava di camuffare con una sforzata e mal riuscita disinvolta manualità. La “datata” , ancora una volta, si spazientì con la giovane, motivo l’avermi consegnato ricevute, etichette e modulistica varia in un ordine non corretto. Intervenni, obbligatoriamente intervenni. Non si preoccupi, dissi, non è cosa grave, conclusi. Se non è cosa grave lo dico io, lei si limiti a ricoprire il suo ruolo di utente, mi rispose con tono secco e arrogante, tanto da immaginarla come il sergente Hartman in Full Metal Jacket. Rimasi basito dalla risposta, dentro di me si stava concretizzando la voglia di farle un prelievo di sangue con i miei canini che speravo, con magia cinematografica, mi spuntassero.

Rimasto con il desiderio di interpretare la scena clou di Dracula il Vampiro, presi le mie carte e mi diressi nella saletta prelievi. Dopo una breve attesa l’infermiera mi invitò, anch’essa con toni e modi tratti dal personaggio dell’infermiera carogna in Qualcuno volò sul nido del cuculo, a prendere posto sulla poltrona e a scoprire il braccio. Non riusciva a trovare la vena, circostanza che la portò a ripetere l’azione più volte. Mi fossero, sempre cinematograficamente, spuntati i canini le avrei insegnato i rudimenti del prelievo sanguigno tratti, anche in questo caso, dal film Nosferatu il Principe del Centro Prelievi. Trovò la vena e ne fu fiera, io un po’ meno. Uscito dalla stanza, dopo un saluto freddo, mi diressi verso l’uscita . Immediatamente dietro a me una donna, tenendosi il naso, mi superò correndo. Si sedette su una sedia all’ingresso . Con un fazzoletto si tamponava il naso grondante di sangue. Era passato Dracula o Nosferatu? Mike Tyson, invece , sotto mentite spoglie, aveva cambiato mestiere. La giovane collega, in preda ad un gesto dettato dallo stato d’animo, le aveva sferrato un diretto al naso. Mi avvicinai alla donna per sincerarmi su come stesse. Di tutta risposta un: mi lasci stare lei, non vede cosa mi ha fatto? mi assalì. Con calma e rassicurandola le dissi:non si preoccupi, non è cosa grave, lei si limiti a coprire il suo ruolo di utente al Pronto Soccorso.


Sergio Saracchini


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